Economia di Comunione e Amministrazioni Locali: un matrimonio possibile


Il giornale a diffusione locale "Il Corriere Tuscolano", periodico a diffusione gratuita dei Castelli Romani, mi ha richiesto un contributo che riguardasse il possibile rapporto tra Economia di Comunione e Amministrazioni Locali.
La dimensione prevista era di sole 3000 battute, quindi una bella scommessa di sintesi.
Ne è uscito comunque un articolo che offre degli (interessanti) spunti di riflessione.

Ecco qui il testo, pubblicato nel numero del 04/12/2009.




Economia di Comunione e Amministrazioni Locali: un matrimonio possibile


EdC, chi è costei?
Chiara Lubich propone un modo diverso di fare Economia. Idea semplice e innovativa: mettere al centro dell’agire economico un soggetto che non sia il capitale, come fanno socialismo e capitalismo anche se per ragioni opposte, ma la persona. Non si tratta di creare una nuova ONLUS (Organizzazione senza fini di lucro) o una Cooperativa, ma piuttosto un modo di fare Azienda, e quindi di generare profitto, che sia sostenibile.
Le Aziende che vogliono aderirvi devono essere gestite da persone capaci, in grado di renderle efficienti e di generare profitto (non è poco). Il modello di gestione deve mettere la Persona al centro e non il capitale, e deve essere supportato da un cambiamento di cultura aziendale che ponga la “cultura del dare” come fondamento dell’agire economico interno ed esterno, cioè anche verso utenti e fornitori. Infine gli utili devono essere gestiti in modo conforme. Un terzo deve essere reinvestito per la crescita dell’Azienda, intesa come infrastrutture e persone che vi lavorano. Un altro terzo va utilizzato per migliorare in modo strutturale la condizione degli indigenti della zona in cui l’azienda opera, facendoli divenire a loro volta parte attiva del progetto. L’ultimo terzo deve essere usato per supportare la formazione di chi vuole apprendere il nuovo modo di fare azienda. Questa è “Economia di Comunione”.

Un matrimonio possibile
Dato l’impatto positivo che le Aziende EdC hanno sul territorio (persone e ambiente) in cui operano, sarebbe importante che le Amministrazioni Locali possano supportare lo sforzo di questi imprenditori.
Una possibilità è rendere un vantaggio competitivo quel valore aggiunto che essi mettono nell’agire all’interno del mercato, a proprio costo e rischio. E un modo ci sarebbe…
Ad oggi il mercato ci ha insegnato a distinguere i prodotti sulla base di alcuni indicatori di qualità (QI) che sono stati introdotti nel tempo: il Quando (la scadenza), il Dove (DOP, IGP, ….) e, ultimamente, il Come (Biologico, non transgenico, senza lavoro minorile, etc.). Il mercato globale e la recente crisi finanziaria strutturale ci stanno dicendo che questi QI non sono più sufficienti. Il termine che è più in voga è “sostenibilità”, ma forse c’è qualcosa di meglio che si dovrebbe considerare. Ed è proprio quello che le Aziende EdC possono già mettere in campo: il Perché si produce.
Qui le Amministrazioni Locali potrebbero fare molto, includendo nei bandi di gara la richiesta di documentare anche il Perché si produce. Dato che si parla di servizi locali, usare un QI legato all’impatto sul territorio sarebbe innovativo, ma anche un “Uovo di Colombo” per tante problematiche note di outsouricing o meno di servizi locali.

Per approfondire
Sito ufficiale EdC: www.edc-online.org
Sito non ufficiale (dell’autore) con approfondimenti su temi collaterali, inclusa la certificazione etica accennata nell’articolo: www.edc-consulting.org



Articolo tratto da: EdC Consulting Home Page - http://www.edc-consulting.org/index.html/
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