Quale Certificazione per l’EdC?


Buone ragioni per avere una certificazione EdC ce ne sono. E i tempi sono anche maturi.

Ma qualcuno ha toccato il punto dolente: le certificazioni a cui siamo abituati non hanno (necessariamente) la credibilità che serve, o, quando la hanno, non sembrano calzare innovazione e obiettivi che l’EdC porta con se.
E allora cosa fare?
Direi che dobbiamo tutti insieme avventurarci in territori non esplorati e vedere se può esistere un nuovo modo di certificare che possa essere adatto.

Qui nel seguito ci sono alcuni spunti. Sono alcune importanti differenze che una Certificazione EdC deve avere a confronto di una tradizionale.




Quale Certificazione per l’EdC?

Buone ragioni per avere una certificazione EdC ce ne sono, lo abbiamo visto negli ARTICOLI PRECEDENTI . E i tempi sono anche maturi (chi vuole dia un’altra occhiata alla PRESENTAZIONE).
Ma qualcuno ha toccato il punto dolente: le certificazioni a cui siamo abituati non hanno (necessariamente) la credibilità che serve, o, quando la hanno, non sembrano calzare innovazione e obiettivi che l’EdC porta con se.

E allora cosa fare?

Direi che dobbiamo tutti insieme avventurarci in territori non esplorati :) e vedere se può esistere un nuovo modo di certificare che possa essere adatto.
Qui nel seguito ci sono alcuni spunti. Sono alcune importanti differenze che una Certificazione EdC deve avere a confronto di una tradizionale.


Obiettivi: Gradualità e Incentivazione come Metodo

I metodi canonici di Certificazione richiedono che chi vuole ottenere una certificazione compia un lungo cammino preparatorio prima di poter ricevere un qualunque riconoscimento (ovvero la certificazione dei propri sforzi).

Non ci siamo proprio.

Una Certificazione per l’EdC dovrebbe invece procedere in modo da premiare anche questo lavoro preparatorio, fino a riconoscere addirittura la sola decisione di aver intrapreso il processo. Infatti il cammino di adozione del modello EdC ha due caratteristiche peculiari, che non si incontrano altrove:

  • è lungo e complesso, e di fatto non termina praticamente mai, visto che è un percorso di maturazione progressivo;

  • produce benefici già dal suo inizio, ovvero non se ne deve aspettare la piena realizzazione per poterne apprezzare i risultati concreti.



Bene. Iniziamo a vedere un primo elemento di questa nuova certificazione:

“mentre le certificazioni tradizionali attendono la piena realizzazione,
la Certificazione EdC deve premiare già i risultati intermedi,
fino a riconoscere anche il solo aver intrapreso il percorso.”


Un buon punto di partenza, ma in queste righe forse si nasconde qualcosa di più.

Chiunque ha un certificato (vedi ISO9000, ad esempio) sa che la maggior parte di coloro che operano all’interno delle regole da esso dettate vedono quel certificato come uno spauracchio: l’obiettivo è, una volta ottenuto, il mantenerlo col minimo sforzo.
Non ci sembra in linea con la molla propulsiva positiva e volitiva che è dietro l’EdC. Quindi c’è ancora da fare.

La strada verso un’adozione matura dell’EdC è lunga e complessa: si parte con tanta energia e voglia di fare, ma poi le difficoltà si fanno sentire. Serve qualcosa che alimenti questa energia per continuare a sospingere tutti a continuare, non facendosi sopraffare dagli inevitabili ostacoli.
Le certificazioni correnti si comportano solo come maestri esaminatori, e sono viste come ulteriori difficoltà da gestire. Di nuovo non ci siamo.

Una certificazione EdC deve essere vista come una molla che spinge a fare di più, un premio da raggiungere, un papà o una mamma amorevoli pronti a sorreggerci quando ci sono difficoltà.

Bene. Iniziamo a vedere un altro elemento fondante di questa nuova certificazione:

“La certificazione EdC deve porsi come un elemento di incentivazione e supporto,
che aiuti a migliorare sul cammino di una piena realizzazione EdC;
quindi non come un maestro esaminante da temere (certificazioni tradizionali),
ma come la presenza rassicurante di un genitore,
che incoraggia, sostiene e premia.”


Quantificare l’Imponderabile

Tempo fa parlavo di queste cose con una amico. Lui mi ascolta con rispetto e attenzione, ma poi mi fa una domanda semplice ma allo steso tempo difficile:

“Sì, tutto bello, ma come si fa a misurare la presenza dell’Azionista Occulto?”

[Inciso: all’interno del movimento dei Focolari (coloro che hanno “creato l’EdC) si parla della presenza di Dio come del motore dietro a questa rivoluzione che è l’EdC, e ci si riferisce bonariamente a Lui come l’Azionista Occulto, con la A e la O maiuscole, ovvero, in termini puramente economici, a colui che veramente conta.]

Però io a questa domanda ci avevo pensato, e avevo già pronta una risposta:

“Hai ragione, non si può quantificare direttamente la presenza dell’Azionista Occulto. Però si possono misurarne gli effetti…”

Nel preparare la risposta a quella domanda mi era tornata utile l’esperienza fatta negli studi di Fisica: non è possibile vedere direttamente alcune particelle, perché troppo piccole o troppo sfuggenti, ma se ne deduce la presenza osservando gli effetti del loro passaggio.

Ed è proprio questo che serve per una Certificazione EdC:

“mentre in una certificazione tradizionale
tutti gli elementi da controllare sono direttamente misurabili,
nel caso della certificazione EdC
alcuni elementi saranno quantificabili direttamente,
ma per altri bisognerà valutarne la presenza misurandone l’intensità degli effetti.”


Conclusione

Sembra che sia quindi possibile prevedere un modello di certificazione che sia consono alle necessità dell’EdC. Magari gli spunti proposti qui non sono sufficienti, ma almeno hanno il valore di aver mostrato che la strada è percorribile.

Aspetto commenti e altre domande stimolanti.




Articolo tratto da: EdC Consulting Home Page - http://www.edc-consulting.org/index.html/
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